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CULTI, TRADIZIONI E FRUTTI DI SETTEMBRE E OTTOBRE
Il nono e decimo mese dell'anno secondo il calendario gregoriano prendono in realtà il nome dai numeri sette e otto, in quanto nell’antica Roma prima che Giulio Cesare promulgasse il calendario giuliano spostando l'inizio dell'anno al 1° Gennaio questi erano il settimo e l'ottavo mese dell'anno. Settembre può definirsi al tempo stesso ultimo mese dell'estate e primo mese dell'autunno; è in questo mese che cade l'equinozio di autunno (il 22 o 23), momento particolare in cui la durata delle ore di luce e di buio è uguale su tutto il pianeta. Nell’antica Roma a Settembre si svolgevano i festeggiamenti per Giove Capitolino che con Minerva e Giunone costituiva
Ottobre, mese pienamente autunnale, segna la fine del ciclo vegetativo delle piante e cambiamenti importanti nella vita degli animali. Le foglie di gran parte degli alberi sia in città che in campagna cambiano lentamente colore, segno che il loro lavoro di sintesi è terminato. Interi boschi si colorano di giallo, arancio, rosso, marrone, uno spettacolo che è alla portata di tutti , tanti sono ancora i boschi che circondano
Entrambi i mesi sono inoltre legati al ciclo annuale della vite, per la vendemmia Settembre, per la lavorazione delle uve e la fermentazione del mosto Ottobre. In campagna inoltre finita la lavorazione dei terreni e raccolti gli ultimi tagli delle foraggifere ci si prepara alla semina del grano. Molti sono i frutti che questi mesi ci regalano, oltre alla già citata uva, troviamo castagne, noci, nocciole, mele e pere, giuggiole e le ultime pesche e susine. Nell'orto patate, melanzane, peperoni, pomodori e zucchine, bietole si raccolgono ancora per tutto Settembre, insalate, cicorie, spinaci, cavolfiori e broccoli, carote, fagioli già preannuncio di piatti più invernali sono il dono di Ottobre. Per gli appassionati in questi mesi è tempo anche di funghi, da raccogliere con sapienza e rispetto per il bosco e i suoi abitanti.
Per quanto riguarda il calendario celtico e neopagano, l’equinozio d’autunno prende il nome di Mabon. Questa festività veniva anche chiamata Michaelmas in onore dell’Arcangelo Michele, l’Arcangelo di Fuoco, e in Settembre nell’antichità si svolgevano anche i Grandi Misteri di Eleusi. Mabon è il secondo Sabbat dedicato al raccolto autunnale, che si celebra quando il ciclo produttivo è ormai concluso, le foglie iniziano ad ingiallire e gli animali iniziano a fare provviste per prepararsi all’arrivo dei mesi freddi, mentre molte specie di uccelli iniziano a migrare verso Sud. Mabon, un dio di origine gallese, secondo la leggenda, viene rapito dalla madre, Modron (
È la festa dell’equilibrio ed è tempo di bilanci: possiamo veramente passare in rassegna i frutti che abbiamo raccolto dal nostro lavoro. È il periodo dell’aratura, attività da sempre accompagnata da numerosi e diversi riti locali per ringraziare il raccolto e propiziarsi gli dei e pregarli affinché donassero un inverno mite o non troppo aspro. È anche il tempo della vendemmia, che veniva anch’essa accompagnata da numerosi rituali grazie alla sua profonda valenza simbolica – la trasformazione dell’uva era vista come simbolo della trasformazione spirituale degli uomini che, come il vino viene chiuso nel buio delle botti e delle cantine, venivano iniziati ai riti misterici nel buio di santuari e templi sotterranei. Mabon è quindi una festa iniziatica, finalizzata alla ricerca di un nuovo livello di consapevolezza. È tempo di iniziare ad interiorizzarci, a viaggiare entro noi stessi accompagnati dal buio che avanza e che concilia alla riflessione sui misteri della trasformazione attraverso la morte, sempre portando in noi stessi il seme della rinascita.
Anna Zilli
Arte e Cultura
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